Gli Utp sono la nuova frontiera dei crediti problematici in Italia
Il mercato italiano dei crediti non performanti (NPE = NPL + UTP) nel 2017 e nei primi mesi del 2018 ha confermato le aspettative in termini di vitalità e fervore. Secondo un report di PWC, per quanto riguarda i prestiti in sofferenza (NPL), i volumi lordi si sono attestati a 165 miliardi di euro e quelli netti a 64 miliardi di euro a dicembre 2017. La loro massiccia riduzione è stata guidata principalmente da alcune mega operazioni di vendita di pacchetti di prestiti. Una tendenza che è continuata nel primo trimestre del 2018.
La nuova frontiera degli NPE in Italia è però sempre più quella degli UTP, crediti problematici, ma non ancora in sofferenza. Le esposizioni Utp hanno raggiunto i 94 miliardi lordi di euro (117 miliardi nel 2016). Il 2017 ha mostrato limitati movimenti in termini di iniziative industriali e di operazioni straordinarie di cessione di Utp. Le banche italiane dovranno necessariamente strutturare al meglio la gestione industriale degli UtP e attuare piani di smaltimento efficaci. La crescente attenzione al segmento degli UTP comporta applicazione di maggiore know how immobiliare per gestire i crediti e valorizzare il sottostante immobiliare.
Sul mercato si assiste quindi a un processo di concentrazione e rafforzamento dei “service providers” dedicati alla valorizzazione di NPL e crediti problematici (i c.d. servicers) grazie anche all’ingresso di capitali e know how internazionale, portatore anche di best practice di gestione riconosciute a livello globale.
Un mercato più efficiente, con operatori e capitali internazionali in crescita, non potrà che favorire maggiore trasparenza e dinamicità, favorendo il possibile assorbimento di prodotto, non più solo sui già richiestissimi contesti metropolitani di Milano e Roma, ma anche in mercati diversi e più periferici, come quelli delle città d’arte o dei principali capoluoghi.
|