Dopo 8 anni di recessione, emergono deboli segnali di ripresa sull’immobiliare, non solo sul residenziale ma anche per le imprese, anche se le prospettive restano incerte. La timida ripresa rivela però una fragilità imprevedibile sino a pochi mesi fa. All’interno della fotografia continentale, caratterizzata dal progressivo indebolimento delle aspettative di crescita, l’inatteso risultato del referendum sulla permanenza del Regno Unito all’interno dell’Unione Europe, ha costituito un eccezionale innesco per una nuova fase di incertezza e instabilità.
A questo proposito, i primi segnali sembrano però essere piuttosto incoraggianti, tutto sommato, fornendo così l’ennesima dimostrazione della capacità della BCE di mediare e surrogare all’interno di focolai potenzialmente devastanti.
Così, dopo che nel primo trimestre si è assistito a una crescita generalizzata in tutti i comparti dell’immobiliare, con un aumento delle compravendite del 17,3% anno su anno (residenziale +20,6% e commercial +14,5%), nel secondo trimestre c’è stato un rallentamento. Mentre le previsioni per il resto dell’anno mostrano gli effetti della crescente incertezza sui prezzi, attesi piatti o leggermente negativi.
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